martedì 3 dicembre 2013

Una Rosa a Mezzanotte di Anne Stuart






Anne Stuart è una di quelle scrittrici che mi piace e convince. Non ho letto di lei tante cose come di Lisa Kleypas, ma la saga dei Rohan è una delle mie preferite e di solito crea personaggi maschili che mi convincono.
In edicola mi è capitato tra le mani questo romanzo che stranamente ha un copertina in italiano che mi piace di più di quella americana. L'epoca turbolenta della rivoluzione francese, con tutto il cumulo di libertà e violenza, mi ha sempre affascinato, reduce forse di famosi cartoni animati che hanno nutrito la mia infanzia. Crescendo mi sono dedicata a letture che mi hanno dato una panoramica intensa del periodo.
Qui ci troviamo dopo il Terrore, degenerazione assoluta dei principi che avevano alimentato la grande rivoluzione, e l'ambientazione non è quella della Francia, ma un Inghilterra brumosa alle soglie della primavera.

Ghislaine è la cuoca di Ellen, una nobildonna inglese, che cela i ricordi di un passato doloroso ed un desiderio di vendetta assoluta. Il suo è un passato di sangue e violenza, di cui reputa responsabile anche Nicholas Blackthorne, cugino lontano di Ellen. Questi, ragazzo turbolento ed in guerra con il padre, rifiutò di aiutare lei e la sua famiglia a lasciare la Francia rivoluzionaria abbandonandoli alla tempesta della storia.

In un primo momento Nicholas non riconosce in lei la ragazzina dal fascino acerbo, ma già sorprendente, che lo aveva conquistato e da cui era quasi fuggito. Ghislaine è oggi una donna assetata di vendetta che cerca in tutti i modi di aggrapparsi a questo bisogno per poter sopportare l'orrore del passato.
Nicholas è in realtà una canaglia a metà, in quanto conserva dal principio barlumi di speranza dentro di lui.
Resosi conto di essere stato avvelenato dalla donna, in un confronto violento la induce a rivelargli la sua identità e a quel punto, non potendo credere alla propria fortuna, decide di trascinarla con sè contro la sua volontà in un viaggio verso la Scozia. Sarà solo la prima tappa di un lungo viaggio che li porterà a scoprire soprattutto se stessi e a vincere i propri demoni.

Questo romanzo è sicuramente appassionante ed intenso anche se a mio parere viene rallentanto (come spesso accade nei romanzi della Stuart) dalla storia secondaria che ci racconta le vicende di Ellen e del pigro Tony. Se da una parte le dinamique di questi due non mi hanno conquistato, il rapporto di amore - odio tra Ghislaine e Nicholas invece mi ha conquistato per l'intensità dei sentimenti, la forza della protagonista, l'ambiguità di un Nicholas che non vuole lottare contro i demoni del suo passato, cosa necessaria per poter sopravvivere.
Nel loro peregrinare in giro per l'Europa, sfuggendo alla legge e ai propri fantasmi, i due finiscono per scoprirsi ed aprirsi per capire il potere assoluto e curativo dell'amore.






FRASI TRATTE DAL ROMANZO

- Andiamo, Mam'zelle. Il mio padrone non vuole certo mangiarvi.
- Non gli piacerebbe il sapore.

- Non la definirei un diamante della migliore acqua, vero Tavvy?

- Non credere di potermi salvare dai miei demoni. Altre donne hanno fatto quest'errore e sono scese in basso con me.

- Anticipandolo il piacere si dimezza.

Voleva guardarla mentre dormiva perchè voleva fingere che 13 anni non fossero passati e che il mondo non fosse ancora impazzito. E che lui non avesse ancora perso l'anima.

Nicholas si domandò cosa le fosse successo durante tutti quegli anni persi, che lei aveva detto di aver passato in convento. Che cosa le aveva insegnato a nascondere i suoi sentimenti, le sue reazioni, ad affrontare e accettare il mondo con occhi spenti?

Era come una droga, che cancellava buon senso e sicurezza, onore e vendetta, passato e futuro.

- Che pensiero gentile. Che cosa ha fatto scaturire questo eccesso di carità cristiana nella vostra piccola anima oscura?
- Io non darei giudizi sulle condizioni della mia anima, fossi in voi. Nemmeno la vostra è limpida.

- Che cosa direbbe il vostro Dio cattolico di un suicidio?
- Il mio Dio cattolico è morto sotto la ghigliottina. Io sono una vera figlia della rivoluzione. Sono senza fede. Se c'è un'altra vita sarà senz'altro migliore di questa. E non vedo l'ora di scoprirlo.

I poveri di Parigi non avevano emozioni da condividere con altre anime perse.

Il suo francese era quello bellissimo e impeccabile dell'aristocrazia. Gli ricordava i giorni lontani, la gioventù perduta per sempre, uno stile di vita distrutto dall'avidità della classe al potere e dalla rabbia del popolo.


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