martedì 14 gennaio 2014

LA SPOSA AMERICANA di Brenda Joyce (LA SAGA DEI DE WARREN E DEGLI O'NEILL VOL IV)



TRAMA

 Capitano della marina reale britannica, Devlin O’Neill è divorato dal bisogno di distruggere l'uomo che ha barbaramente ucciso suo padre.
Avendo quasi distrutto economicamente il Conte di Eastleigh, è in attesa di infliggere il colpo finale.
E l'occasione arriva nella forma di una giovane e volitiva donna americana, la nipote del conte, che sta per travolgere completamente la sua vita.

Nata e cresciuta in una piantagione di tabacco, l'orfana Virginia Hughes è decisa a ricostruire la sua amata Sweet Briar. Con audacia, si imbarca su una nave per raggiungere l'Inghilterra per parlare e convincere lo zio ada aiutarla a pagare i debiti del padre.
Si ritrova invece brutalmente rapita dal noto Devlin O’Neill. Tenuta come ostaggio, presto scoprirà che i suoi piani saranno trovaolti da un'irresistibile passione che potrebbe cambiare la loro vita per sempre.


 La prima parte con il prologo, dove si racconta la storia di Devlin bambino e della rivolta irlandese dove suo padre viene brutalmente massacrato da Hughes, è sicuramente significativa e serve a farci capire subito l'odio divampante che sconvolte Devlin e ne fa l'uomo duro che poi incontriamo nei primi capitoli.
Mi fa piacere aver ritrovato anche un De Warrene che si sposa poi con la madre del ragazzo, diventata vedova.
Penso che l'armatura antica che si trova nel palazzo e da cui Dev prende la spada sia quella di Liam O'Neill, ma non ci viene dato di sapere. Solo si fa riferimento al fatto che apparteneva ad un antenato che godeva il favore di una potente regina inglese...Elizabeth, suppondo.
Interessante è anche la protagonista che compare decisamente diversa dalle solite eroine.
Ci viene presentata come un maschiaccio, non particolarmente avvenente secondo i canoni dell'epoca. E' magra come un giunco in un'epoca in cui le donne belle sono quelle morbide. Eppure lei non sembra preoccuparsi. E' decisa a lottare per riavere la sua terra, la sua fattoria.
Intraprendente come tutte le eroine di questa scrittrice, Virginia si imbarca sulla AMERICANA e l'incontro con Devlin è letteralmente di quelli che lasciano il segno. Cerca infatti di abbatterlo con un colpo di pistola.
Lo stupore e la curiosità di Devlin per questa creatura strana si alternano con il suo folle desiderio di vendetta.

 Devlin è deciso ad usare Virginia per "gettare sale sulle ferite di Hughes" (parole sue), ma trova che la ragazzina sia sicuramente una ragazzina particolare.
Basti pensare a come, arrivati a Limerick, Virginia colpisca in testa il povero Guy con un candelabro, gli rubi i vestiti e fugga via perdendosi nella folla.
E che dire di quando cerca di imbarcarsi sul MYSTERE.
- Hai navigato prima su qualche nave, ragazzo.
- Si, con il capitano O'Neill.
- E perchè vuoi andartene? I miei marinai si taglierebbero un braccio per navigare con lui.
- Beh ..gli piacciono i ragazzini, sa com'è!! -
Malefica. Peccato che sanno perfettamente che lei è una ragazza, in quanto Devlin li ha messi in guardia.

 Devo dire che tra tutte le protagoniste della Joyce, Virginia per il momento mi risulta quella più simpatica e facile da capire. Devlin invece è davvero un uomo complicato a volte nel peggiore dei modi. Il trauma che ha subito con la barbara uccisione del padre è tale che il suo desiderio di non amare e di non trovare pace lo induce troppe volte a ferire Virginia. Sean, invece, è molto dolce, ma è normale che la ragazza non pensi minimamente alla proposta del giovane, troppo addolorata per il comportamente assurdo dell'uomo che l'ha sedotta e poi letteralmente abbandonata.  Lo avrei preso a frustate quando non solo è fuggito all'indomani della notte in cui l'ha sedotta, ma l'ha praticamente regalata al fratello.
Poi però, con la sua ansia di distruggere Hughes, ritorna dopo cinque mesi per trascinare Virginia a Londra e chiedere il riscatto. E visto che l'uomo non ci pensa minimamente a pagare per una nipote che non consiera Devlin pensa di usarla presentandola al mondo come la sua amante, senza preoccuparsi della sua reputazione e dei suoi sentimenti.  Virginia accetta, troppo innamorata e desiderosa di salvarlo.

 Certo Devlin non è propriamente cattivo, è piuttosto divorato dal demone della vendetta ed è consapevole che in questo suo desiderio deve finire per trascinare e distruggere tutto e tutti.
Certo che Virginia davvero ha una panzienza enorme. Lo ama e lo asseconda, cerca in tutti i modi di fargli capire l'importanza della pace.
Alla fine sarà il timore di perderla quello che abbatterà tutte le difese di Devlin e che lo indurrà a rinunciare ai suoi propositi.
Mi chiedo se davvero però la storia finisce così, con Tom e tutti i Hughes lasciati liberi di fare del male.
Certo sulla parte finale compare la folla variopinta e fascinosa dei De Warrene ed ovviamente so che la Joyce ci regalerà altri romanzi con le loro vicende.
Ad esempio Sean, perdutamente innamorato di Virginia, che è oggetto di desiderio da parte della piccola Eleonor De Warrene, ancora troppo piccola per la "stagione dell'amore", ma sono sicura che tornerà come protagonista più avanti. Anche Tyler credo che sarà protagonista di altre vicende.

Comunque mi è piaciuto molto: romanzo corale, intenso, con una protagonista che non ho odiato ed un protagonista maschile molto meno scontato di quanto supponevo.


 FRASI TRATTE DAL ROMANZO:

Devlin: Lei è proprio irritante per essere una cosa così piccola!

[...]

Virginia Hughes: Vada all'inferno, che è dove sicuramente finirà un giorno non molto lontano!

[...]

Il volto di un dio e il corpo di un guerriero.

[...]

DEVLIN O'NEILL: Questa gente ha bisogno di un eroe, uno qualsiasi, sempre e quando sia irlandese e cattolico, anche se sia solo frutto di un'immaginazione troppo vivida.

[...]

VIRGINIA HUGHES: Un giorno ballerò allegramente sulla sua tomba, maledetta canaglia.

[...]

DEVLIN: Si può pensare che sei come il mare, mutevole e capricciosa, sempre libera, ma in realtà sei come la terra, oscura e profonda, solida e irremovibile.

[...]

VIRGINIA HUGHES: Sei un'isola, Devlin, sei un'isola rinchiusa in te stesso e tutto il mondo lo sa.

[...]

Virginia sorrise e come se uscisse il sole nel grigio cielo d'Irlanda.

[...]

Aprì la bocca per dire che non era colpa sua...ma lo era. Tutto era colpa sua.


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