sabato 16 gennaio 2016

INCANTO IRLANDESE DI NORA ROBERTS (LA SAGA DEI DONOVAN VOL. I)


Ho sempre avuto un rapporto strano con Nora Roberts, dai tempi in cui i suoi romanzi venivano pubblicati in volumi di massimo 100 pagine, nella collana di Harmony. È un'autrice molto nota e qualche volta ho anche visto dei film per la televisione tratti dai suoi volumi. Quindi so che è molto quotata e sicuramente avrà legioni di fans sparpagliati per il mondo. Da parte mia mi sono accostata a questa saga (dedicata al mondo del soprannaturale) con un certo scetticismo, che in qualche modo non è ancora stato vinto.


Non sapevo che la Roberts scrivesse testi "paranormali", ovvero con elementi di magia e soprannaturale, ed essendo un'amante anche di questo genere, la cosa non mi ha turbato per niente, malgrado questo fosse un periodo in cui ero immersa in crinoline, carrozze e balli al lume di candela. Una distrazione da questo contesto classico a volte è anche salutare. Certo è che per una "consorella" come me, abituata ai romandi di #J.R.WARD e a tutti i suoi omaccioni di #LA CONFRATERNITA DEL PUGNALE NERO un volume come INCANTO IRLANDESE appare alquanto ingenuo.


È un po' come paragonare BUFFY a STREGHE per avere un'idea della sensazione provata leggendo questo libro. La storia è quella classica, ovvero un lui, Nash Kirkland (sceneggiatore cinematografico di film dell'orrore) che un giorno bussa al negozio della bellissima Morgana Donovan, conosciuta nella vivace cittadina di Monterey come la strega. Lui è a caccia di ispirazione per un nuovo lavoro e pensa che parlare con lei possa essergli d'aiuto. Certo pensa che tutti i ninnoli che ha sui banconi, le erbe e le essenze, siano solo scenografia. Ignora che Morgana appartiene ad una potente famiglia irlandese che da secoli si tramanda il potere nel proprio sangue.


La trama è basica: si incontrano, iniziano a conoscersi, provano una profonda attrazione l'uno per l'altra. Peccato che Nash non creda nella magia e quando si ritroverà a cambiare completamente la sua visione del mondo, il timore dell'amore, instillatogli nelle vene fin da bambino da un passato doloroso di abbandono, lo indurranno ad allontanarsi dall'unica donna che è in grado di curarlo.


L'Irlanda si presenta come una terra lontana, quasi mitica, dove alberga la vera magia e dove i personaggi di tanto in tanto ritornano per rifocillare la loro anima. Anche se dal punto psicologico non c'è una grande profondità, la scena in cui Nash racconta a Morgana del suo passato è ben scritta. Intanto conosciamo anche gli altri famigliari e tra tutti sicuramente spicca il cugino Sebastian, bellissima creatura, che possiede il dono della vista e che cerca (a volte senza risultato) di aiutare il prossimo.


Nel complesso il libro sembra alquanto fragile, pur partendo da un'idea carina. Il messaggio che la Roberts vuole trasmettere è che l'amore è l'unica magia irrazionale ed inspiegabile che può guarirci da ogni male. Storia piacevole, ma è un volume che si deve leggere essenzialmente come un romanzo rosa, in quando il paranormal è ben altro e oltre alle erbe, ai profumi e alla comunione con la natura, la magia ha sempre un lato oscuro che nell'assolata Monterey poco emerge.

VOTO: 5 1/2

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