lunedì 31 ottobre 2016

L'INSEGNANTE DI PIANO di Stella Cameron

A dire la verità non so se questo libro mi sia piaciuto oppure no, e di solito è un sentimento che non mi è proprio, in quanto o amo alla follia o ho idee ben chiare su perché non mi abbia convinto. Sicuramente è un romanzo che cerca di uscire dallo schema abituale e comodo a cui ci siamo abituate per offrire un pizzico di novità e questo sicuramente va premiato, ma i miei dubbi sui romanzi storici, che stanno crescendo sempre di più in questo periodo, rimangono. Perché scrivere uno storico se lo si allontana completamente da quello che è il contesto storico, sociale, culturale? Il risultato è un mero esercizio di scrittura dove ci teniamo i merletti e le crinoline, dimenticandosi di tutto il resto.

La storia inizia con un prologo sorprendente. La voce narrante infatti sembra essere quella di un fantasma, passato a miglior vita da un po', e che è infastidito dal fatto che il suo antico palazzo, il numero 7 di Mayfair, è ormai invaso da giovani rampanti alle prese con i loro problemi esistenziali. Lui vorrebbe cacciarli tutti e far rimanere solo Lady Hester, la proprietaria, che dopo un infelice matrimonio ha aperto le sue porte al nipote, Hunter Lloyd, rampante avvocato di successo, e ad un gruppetto di uomini e donne.

Sybil Smiles è un'insegnante di pianoforte; una ragazza timida e discreta che però da qualche tempo organizza nel suo salotto degli strani incontri con altre ragazze nubili. Tutte loro sono interessate a scoprire i meccanismi fisici che portano alla procreazione e hanno tra i loro obiettivi quello di avere un bambino senza sposarsi. Onestamente qui ho faticato molto a digerire un simile assurdo progetto in una società dove mettere al mondo un "bastardo senza padre" (scusate la crudezza, ma è come venivano valutati) significava condannarlo ad un destino da emarginato ed infelice, senza poi considerare l'impossibilità materiale di una donna di sostenerlo.

Sybil però non sembra preoccupata neanche di compromettere la propria reputazione, convinta di potersi inventare una scusa da far digerire la comparsa improvvisa di un bambino. Il candidato ideale sembra essere proprio Hunter Lloyd, di cui è segretamente innamorata da tempo. Hunter rimane letteralmente scandalizzato difronte alla proposta della ragazza, e poi offeso dall'idea che lei lo voglia solo come strumento per generare un figlio e non come marito.

Nel frattempo però l'uomo è coinvolto in un importante caso giudiziario che potrebbe valergli la nomina a cavaliera da parte del Re. Inquietanti personaggi gli ruotano intorno, minacciando anche la sicurezza della povera Sybil, mentre il nostro narratore cerca disperatamente di favorire le nozze tra i due nella speranza che una volta maritati, i due se ne vadano dal palazzo, trascinandosi dietro tutti gli altri amici chiassosi.

La verità è che, a parte alcune assurdità narrative che ho faticato a digerire, il rapporto tra Sybil e Hunter funziona magicamente e le parti migliori della storia sono proprio quelle in cui i due interagiscono, si confrontano, si conoscono, in un crescendo che poi porterà alla famosa notte in cui la passione da sempre covata l'uno per l'altra emergerà portandoli anche a dichiarare i loro sentimenti.

Per quanto riguarda il caso, l'ho trovato troppo ingarbugliato da seguire, poco lineare nella costruzione del giallo, decisamente non uno dei punti forti del racconto. Gli altri personaggi, pur interessanti se presi singolarmente, alla fine creavano solo caos intorno alla storia principale, con il loro entrare ed uscire dalla scena, come una commedia degli errori, tanto che alla fine concordavo con Spivey, lo spettro, e mi chiedevo insistente quando se ne sarebbero andati tutti.

Romanzo sicuramente curioso.

VOTO: 6

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