domenica 15 gennaio 2017

E ORA LA SUA GUARDIA SI E' CONCLUSA - Stagione 3 - Episodio 4


Sono affascinata da Daenerys Targaryen, lo ammetto candidamente. È lei quello che piano piano sta costruendo il suo esercito per poter riconquistare il Trono di Spade che è stato sottratto alla sua famiglia. Robb Stark è il Re del Nord, quello cresciuto con onore e principi, ma anche se si è rivelato un ottimo condottiero lo vedo traballante sul trono. Joffrey è accecato dalla sua follia e prima o poi vedremo la sua testa rotolare lungo i gradini che portano al trono. Gli altri sono avidi, assetati di potere, complottisti e pericolosi, ma tutti in linea di massima lontano dal fulgore dei draghi.


Il quarto episodio della terza stagione si è trascinato piuttosto lento senza grandi novità, tranne nello spettacolare finale affidato a Daenerys. Se da un lato ormai sto cominciando a farmi piacere Jaime Lannister (cosa alquanto preoccupante), mi chiedo come evolverà la sua storia. Ferito ed umiliato, ormai senza una mano, l'uomo che un tempo brillava a corte e con la spada, sembra un relitto umano. Brienne, che si sente in debito con lui per il suo intervento per difenderla, cerca di spronarlo a reagire e a non comportarsi come una donnicciola. In qualche modo ci riesce, ma mi chiedo fino a quando rimarranno prigionieri.


Ad Approdo del Re, mentre Cersei assiste stupita al fiorire della relazione tra Joffrey e Margaery , che si rivela sempre più astuta nel conquistare le simpatie del Re folle, Sansa vaga incerta se accettare l'aiuto di Perys, ma l'ambiziosa principessa aspirante al trono la invita ad una passeggiata in cui le dichiara le sue simpatie ed il suo desiderio di un matrimonio tra lei e suo fratello Loras. Sansa sembra lusingata, anche perché ha sempre avuto una certa infatuazione per il bel Cavaliere ed ancora una volta sembra non rendersi conto dei sotterfugi intorno a lei.


Theon Greyjoy, che ancora suscita la mia antipatia, viene riacciuffato e si scopre che il ragazzo che l'ha aiutato a fuggire in realtà lo stava riportando in prigione e la sua finta amicizia era giocata solo per scoprire cosa fosse successo a Bran e al fratello. Personaggio odioso, Theon, ma onestamente le sevizie me le sarei risparmiate. Mi chiedo se Robb riuscirà mai ad acciuffarlo.


Nel frattempo Arya, Gendry e  Sandor Clegane arrivano nella grotta dove si nascone la fratellanza ed i capi decidono di processare Sandor. Alla fine si decide che la giustizia sarà ristabilita solo con un singolar tenzone. Di Jon Snow ancora nessuna notizia, mentre vediamo che gli altri guardiani della Notte hanno uno scontro con il viscido Craster. Si genera una rivolta in cui Craster viene ucciso insieme a Mormont, mentre Sam approfitta della confusione per fuggire con Gilly ed il suo bambino. 


Ma tutto quello che si racconta è fumo, rispetto al finale forte è intenso che ci regala Daenerys. Ero onestamente turbata dalla sua decisione di cedere uno dei suoi draghi a Kraznys mo Nakloz. Quale madre cederebbe i propri figli (e Daenerys tali considera i suoi draghi)? Ser Jorah non nasconde il suo stupore, ma segue le sue mosse. La donna porta il drago che consegna all'uomo incatenato, mentre l'altro cede la frusta del controllo (quello degli 8.000 Immacolati) pronti a seguire gli ordini del loro nuovo padrone. 


La scena in cui Daenerys finalmente si rivolge al suo esercito parlando la loro lingua (fino a quel momento aveva finto di non capire le continue offese di Kraznys). Il suo primo ordine è quello di liberare tutti gli schiavi e di uccidere tutti i padroni. A liberarci di Kraznys è lo stesso drago che, desideroso di tornare dalla madre, lo da alle fiamme con un sollo soffio. L'aria affascinata di Jorah la dice lunga su questa figura femminile cresciuta enormemente dalle prime puntate, quando era stata praticamente venduta dal fratello per ottenere l'appoggio di soldati per riprendersi la sua corona. 


Lo stacco finale sugli uomini che seguono Daenerys per libera scelta e non per imposizione sembrano preparare il ritorno poderoso dei Targaryen ai Sette Regni con un sovrano potente, ma giusto. 


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